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Almamegretta

Senti napoli ribelle i ritmi battaglieri di almamegretta

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Data: 18 dicembre 1993
Giornale: la Repubblica
di Gino Castaldo


Il gruppo partenopeo ha presentato in un concerto a Roma il suo primo album "Animamigrante",
uscito in questi giorni. Un folk urbano dominato dalla strepitosa voce di Raiss.



Per fortuna la Napoli della musica non è costretta a rimanere confinata nelle artificiose e mortificanti cartoline del golfo ridente del disimpegno sentimentale. C'è una nuova Napoli, dura, agguerrita, battagliera, che esprime rigetto per gli stereotipi e le mistificazioni di ogni tipo. Una Napoli che sta avanzando a colpi di rock, di ritmi tribali ed esotici, scrollandosi di dosso, vecchi e pericolosi equivoci. Anche perché oggi non è più vero, semmai lo è stato, che ai napoletani basta cantare, ridere e godersi il sole per dimenticare i loro guai. Da questo nuovo fermento emerge minacciosa e virulenta la sigla Almamegretta, sponsorizzata idealmente da Pino Daniele, unico vero maestro della vecchia guardia rispettato dai nuovi, che non manca, quando gliene capita l'occasione, di spendere parole di elogio per il gruppo. Con Animamigrante (ed. Anagrumba) arrivano oggi al primo vero album; dopo un felice esordio nella scorsa stagione con un cd a quattro pezzi, che è stato presentato a Roma dal vivo al Palladium.
Gil Almamegretta hanno dalla loro una forza straordinaria, ben espressa nella loro canzone Sanghe e anema quando dicono “Sanghe cavero, sanghe putente pornmobile.onlinearrevuotete ind’e viscere d’’a gente, ‘a gente mia che ha sufferto sempre troppo ca pe’ mille anne è stata sempe sotto, anema d’’o munno anema migrante scuotolìala scetala sta gente”. Nelle loro canzoni si avvertono i rumori e gli umori della strada, si percepisce un'ispirazione che si è rafforzata a contatto con la gente, con le contraddizioni esplosive che si agitano nella sfera sociale, con tutta la rabbia e l'indignazione che ne può seguire.
Rap-ragamuffin che accomuna molte delle posse provenienti dai centri sociali, il gruppo ha innestato una sola base rock, non solo sul piano stilistico, ma anche come atteggiamento sul palco. Il gruppo suona davvero, in una formazione classica formata da batteria, basso, chitarra e tastiere, e concentra tutto verso la strepitosa voce del cantante Raiss una vera forza della natura, col suo timbro basso, feroce e sarcastico, senza utilizzare la tecnica del microfono rotante che è tipica delle posse. Allo stesso tempo però, anche loro, possono dirsi esponenti di quello che una volta per tutte faremmo bene a considerare come il vero nuovo folk urbano, al di là di ogni calligrafismo. Del folk rispettano le condizioni basilari e soprattutto l'essere voce di una collettività, di un gruppo sociale ben definito.
Il disco, così come il concerto, arricchito da alcuni omaggi all'olimpo reggae e al suo profeta Bob Marley, ripropone i quattro straordinari brani già editi, con aggiunta di dilatate versioni dub degli stessi pezzi, ovvero Figli di Annibale, ironica rilettura del sangue italico come contaminazione diretta con gli africani anticamente conquistatori al seguito di Annibale, più la citata Sanghe e anema e 'O bbuono 'o malamente. Oltre a questi ci sono alcuni nuovi pezzi che anche dal vivo riescono a galvanizzare la platea, vedi soprattutto Suddd e Fattallà, già pronti per diventare dei nuovi piccoli inni del Meridione in rivolta.



Aggiornato Venerdì, 09 Settembre 2005
Ultimo aggiornamento ( Martedì 28 Luglio 2020 11:22 )  

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