Album: Lingo
Data: 29 gennaio 1998
Giornale: la Repubblica
“Lingo”, il nuovo disco che esce oggi, segna una svolta nello stile del gruppo. Anche se, come dice Raiss, “l’incontro tra diverse culture fa parte del nostro progetto originario”.
di Carlo Moretti
ROMA – Alla dimensione live dicono ormai di preferire quella rave. Sembra un gioco di parole e invece per gli Almamegretta rappresenta un cambiamento di linea profondo. Il pubblico è avvertito: al prossimo concerto del gruppo più “tecnologico” di Napoli non è richiesto di orientarsi verso il palco, anzi, meglio se ci si perderà nella platea per ballare, per seguire i ritmi proposti dalle macchine, che avranno un’importanza fondamentale nello show. Proprio come accade nel nuovo disco, Lingo, che oggi arriva nei negozi: prodotto, per utilizzare la stessa espressione utilizzata dagli Almamegretta, di “alta sartoria tecnologica”.
Dopo Sanacore, quel formidabile connubio tra vocalità partenopea e ritmi giamaicani, il gruppo napoletano ha deciso per Lingo di approfondire la ricerca sui ritmi arrivando ad abbracciare la dance elettronica. Un risultato che era nell’aria, visti gli incontri degli ultimi anni di Raiss con i Massive Attack per il pezzo Karmacoma e il progetto con Bill Laswell che produsse l’album Ashespornmobile.online. Determinanti, nella svolta dance di Lingo, sono stati i viaggi a Londra del gruppo napoletano, l’incontro con la comunità anglo-indiana e con quei dj che arrivano dal Pakistan e che rappresentano la novità più interessante nei club della capitale inglese. Non a caso, nel nuovo disco troviamo alcuni membri degli ex Transglobal Underground, la band più meticcia d’Inghilterra, la più coraggiosa nell’incrociare i meridiani di Bombay e di Londra. “L’incontro tra diverse culture fa parte del nostro progetto originario” dice Rais “del resto Almamegretta è l’anima migrante che si sposta in territori lontani per spazio e tempo”.
Tra ritmo e tradizione, anche Lingo (espressione gergale inglese spregiativa per definire una lingua poco comprensibile) raccoglie le sollecitazioni che arrivano da Napoli. Tra i pezzi dell’Album, ad esempio, troviamo quello intitolato 47 (il morto della smorfia partenopea) che racconta la storia di un giovane camorrista ucciso nei vicoli. Raiss la interpreta caricando il suo napoletano di timbri musicali, che lo rendono difficilmente comprensibile dai suoi stessi concittadini: “Uso un tipo di dialetto non standard” spiega “qui la voce è dentro la musica, è uno strumento come gli altri. Nei classici della canzone partenopea, invece, la voce era staccata e l’orchestra la seguiva passo passo. Del resto chi capisce il bel canto, le parole della nostra opera lirica?”.
Oltre la voce, stavolta anche il computer e il banco mixer sono stati utilizzati come veri e propri strumenti musicali, intorno ai quali sono spesso nati i pezzi inseriti nell’album. La tournée degli Almamegretta inizierà alla fine di aprile da Milano.
E il brano “Figli di Annibale” ispira il nuovo film di Ferrario
Dal primo disco che rese celebre il gruppo napoletano
ROMA – Gli Almamegretta hanno ispirato il titolo del prossimo film di Davide Ferrario. Dopo aver inserito nella colonna sonora “Figli di Annibale”, il brano tratto dal primo disco del gruppo napoletano, Ferrario ha infatti deciso di utilizzare il titolo anche per il film, sostituendo quello di lavoro “I precipitati”. Interpretato da Diego Abatantuono e Silvio Orlando, “Figli di Annibale” è la storia di un disoccupato (Silvio Orlando) che, compiuta per disperazione una rapina in un paese sul lago di Como, trascina con sé come ostaggio un cliente (Diego Abatantuono), un imprenditore in crisi che si rivelerà molto più scaltro di lui e che lo convincerà a dirigersi in Africa, dopo un passaggio in Puglia, dove in realtà si svolge gran parte della vicenda: “Il pezzo degli Almamegretta mi è venuto in mente montando il film - spiega Ferrario - per il suo ritmo e anche perché i due protagonisti, come Annibale, dopo essere andati al Nord tornano al Sud. Sono due figli di Annibale, neri dentro, precari, mediterranei”. Nella colonna sonora del film anche Clash e Talking Heads, eseguiti da un quartetto d’archi.
Aggiornato Lunedì, 05 Settembre 2005
Data: 29 gennaio 1998
Giornale: la Repubblica
“Lingo”, il nuovo disco che esce oggi, segna una svolta nello stile del gruppo. Anche se, come dice Raiss, “l’incontro tra diverse culture fa parte del nostro progetto originario”.
di Carlo Moretti
ROMA – Alla dimensione live dicono ormai di preferire quella rave. Sembra un gioco di parole e invece per gli Almamegretta rappresenta un cambiamento di linea profondo. Il pubblico è avvertito: al prossimo concerto del gruppo più “tecnologico” di Napoli non è richiesto di orientarsi verso il palco, anzi, meglio se ci si perderà nella platea per ballare, per seguire i ritmi proposti dalle macchine, che avranno un’importanza fondamentale nello show. Proprio come accade nel nuovo disco, Lingo, che oggi arriva nei negozi: prodotto, per utilizzare la stessa espressione utilizzata dagli Almamegretta, di “alta sartoria tecnologica”.
Dopo Sanacore, quel formidabile connubio tra vocalità partenopea e ritmi giamaicani, il gruppo napoletano ha deciso per Lingo di approfondire la ricerca sui ritmi arrivando ad abbracciare la dance elettronica. Un risultato che era nell’aria, visti gli incontri degli ultimi anni di Raiss con i Massive Attack per il pezzo Karmacoma e il progetto con Bill Laswell che produsse l’album Ashespornmobile.online. Determinanti, nella svolta dance di Lingo, sono stati i viaggi a Londra del gruppo napoletano, l’incontro con la comunità anglo-indiana e con quei dj che arrivano dal Pakistan e che rappresentano la novità più interessante nei club della capitale inglese. Non a caso, nel nuovo disco troviamo alcuni membri degli ex Transglobal Underground, la band più meticcia d’Inghilterra, la più coraggiosa nell’incrociare i meridiani di Bombay e di Londra. “L’incontro tra diverse culture fa parte del nostro progetto originario” dice Rais “del resto Almamegretta è l’anima migrante che si sposta in territori lontani per spazio e tempo”.
Tra ritmo e tradizione, anche Lingo (espressione gergale inglese spregiativa per definire una lingua poco comprensibile) raccoglie le sollecitazioni che arrivano da Napoli. Tra i pezzi dell’Album, ad esempio, troviamo quello intitolato 47 (il morto della smorfia partenopea) che racconta la storia di un giovane camorrista ucciso nei vicoli. Raiss la interpreta caricando il suo napoletano di timbri musicali, che lo rendono difficilmente comprensibile dai suoi stessi concittadini: “Uso un tipo di dialetto non standard” spiega “qui la voce è dentro la musica, è uno strumento come gli altri. Nei classici della canzone partenopea, invece, la voce era staccata e l’orchestra la seguiva passo passo. Del resto chi capisce il bel canto, le parole della nostra opera lirica?”.
Oltre la voce, stavolta anche il computer e il banco mixer sono stati utilizzati come veri e propri strumenti musicali, intorno ai quali sono spesso nati i pezzi inseriti nell’album. La tournée degli Almamegretta inizierà alla fine di aprile da Milano.
E il brano “Figli di Annibale” ispira il nuovo film di Ferrario
Dal primo disco che rese celebre il gruppo napoletano
ROMA – Gli Almamegretta hanno ispirato il titolo del prossimo film di Davide Ferrario. Dopo aver inserito nella colonna sonora “Figli di Annibale”, il brano tratto dal primo disco del gruppo napoletano, Ferrario ha infatti deciso di utilizzare il titolo anche per il film, sostituendo quello di lavoro “I precipitati”. Interpretato da Diego Abatantuono e Silvio Orlando, “Figli di Annibale” è la storia di un disoccupato (Silvio Orlando) che, compiuta per disperazione una rapina in un paese sul lago di Como, trascina con sé come ostaggio un cliente (Diego Abatantuono), un imprenditore in crisi che si rivelerà molto più scaltro di lui e che lo convincerà a dirigersi in Africa, dopo un passaggio in Puglia, dove in realtà si svolge gran parte della vicenda: “Il pezzo degli Almamegretta mi è venuto in mente montando il film - spiega Ferrario - per il suo ritmo e anche perché i due protagonisti, come Annibale, dopo essere andati al Nord tornano al Sud. Sono due figli di Annibale, neri dentro, precari, mediterranei”. Nella colonna sonora del film anche Clash e Talking Heads, eseguiti da un quartetto d’archi.
Aggiornato Lunedì, 05 Settembre 2005