Data: giugno 2001
Giornale: Rockerilla
di Mirco Salvadori
Il rosso intenso di un immenso tramonto crea strane visioni che rimangono sospese per alcuni secondi nell'aria rarefatta di un deserto dimenticato ai confini del pensiero. Sono in compagnia di "un'anima migrante": un essere indecifrabile fatto di suggestione poetica e canto alchemico. Sto percorrendo un sentiero che dal cuore di Napoli mi porta quasi magicamente a solcare pendii scoscesi di colline sabbiose. Il calore del Mediterraneo si diffonde tutto intorno e copre con un velo invisibile le emozioni, le sensazioni di un povero viandante sonoro che, passo dopo passo, sta scoprendo un ennesimo nuovo mondo con tutte le sue bellezze e crudeltà. Almamegretta canta: vividi colon si accendono nel bulo di una notte illuminata dai razzi dell'antiaerea - "’E guagliune d'o sole" - mentre, dentro la sua tenda, il vecchio poeta persiano scrive i versi della sua ennesima quartina - "Rubayyat" -. È una danza fatta di corpi sconosciuti avvinghiati l'uno all'altro fino a quando "... juorno turnarrà" - "Imaginaria" -. Almamegretta canta e si esprime attraverso una lingua fatta di dolcissime vibrazioni - "Fa ammore cu'mme" ed imperdibili flash visivi -"Mergellina 70" -. Raiz, al pari dell'antico poeta/astronomo Omar Khayyam, scruta le stelle per intrappolare l'istante del riflesso e trasformarlo in pura melodia cantata - "Crazy days&crazy nights" "N'ata vota" -."lmaginaria" è un disco che non dà tregua: si parte dalle radici del ritmo per trasformale in un 4/4 tecnologicamente futuristico - "Pa' Chango" - per poi virare verso un ragga"dub"muffin da fine secolo "Rubb da dubb" -.
Questo è il quinto capitolo di una lunga storia, un lungo peregrinare attraverso gli affollati quartieri del suono fino ad arrivare alle soglie del nuovo millennio con un disco, "4/4", che riassumeva una decina di anni di lavoro. Li celebrava tutti in un blues recitato da una fredda regina dei ghiacci: "... my life is a funny trip, but i believe you, and i trust you, and i hope you'll understand me too, 'cause i care you...". Un vero manifesto d'intenti che trova la sua logica continuazione in questo nuovo album, caricato con una mistura forte: un aroma ed un profumo se possibile ancor più potenti ed avvolgenti del solito. "Imaginaria", il titolo stesso lo dice, gioca con il nostro "sentire": crea immagini e te le scarica addosso, è un disco dentro al quale specchiarsi per ritrovare, quasi magicamente, la nostra personale "anima migrante".
Aggiornato Sabato, 10 Settembre 2005
di Mirco Salvadori
Il rosso intenso di un immenso tramonto crea strane visioni che rimangono sospese per alcuni secondi nell'aria rarefatta di un deserto dimenticato ai confini del pensiero. Sono in compagnia di "un'anima migrante": un essere indecifrabile fatto di suggestione poetica e canto alchemico. Sto percorrendo un sentiero che dal cuore di Napoli mi porta quasi magicamente a solcare pendii scoscesi di colline sabbiose. Il calore del Mediterraneo si diffonde tutto intorno e copre con un velo invisibile le emozioni, le sensazioni di un povero viandante sonoro che, passo dopo passo, sta scoprendo un ennesimo nuovo mondo con tutte le sue bellezze e crudeltà. Almamegretta canta: vividi colon si accendono nel bulo di una notte illuminata dai razzi dell'antiaerea - "’E guagliune d'o sole" - mentre, dentro la sua tenda, il vecchio poeta persiano scrive i versi della sua ennesima quartina - "Rubayyat" -. È una danza fatta di corpi sconosciuti avvinghiati l'uno all'altro fino a quando "... juorno turnarrà" - "Imaginaria" -. Almamegretta canta e si esprime attraverso una lingua fatta di dolcissime vibrazioni - "Fa ammore cu'mme" ed imperdibili flash visivi -"Mergellina 70" -. Raiz, al pari dell'antico poeta/astronomo Omar Khayyam, scruta le stelle per intrappolare l'istante del riflesso e trasformarlo in pura melodia cantata - "Crazy days&crazy nights" "N'ata vota" -."lmaginaria" è un disco che non dà tregua: si parte dalle radici del ritmo per trasformale in un 4/4 tecnologicamente futuristico - "Pa' Chango" - per poi virare verso un ragga"dub"muffin da fine secolo "Rubb da dubb" -.
Questo è il quinto capitolo di una lunga storia, un lungo peregrinare attraverso gli affollati quartieri del suono fino ad arrivare alle soglie del nuovo millennio con un disco, "4/4", che riassumeva una decina di anni di lavoro. Li celebrava tutti in un blues recitato da una fredda regina dei ghiacci: "... my life is a funny trip, but i believe you, and i trust you, and i hope you'll understand me too, 'cause i care you...". Un vero manifesto d'intenti che trova la sua logica continuazione in questo nuovo album, caricato con una mistura forte: un aroma ed un profumo se possibile ancor più potenti ed avvolgenti del solito. "Imaginaria", il titolo stesso lo dice, gioca con il nostro "sentire": crea immagini e te le scarica addosso, è un disco dentro al quale specchiarsi per ritrovare, quasi magicamente, la nostra personale "anima migrante".
Aggiornato Sabato, 10 Settembre 2005