«Senza dialogo e scambio di esperienze tra gli uomini di storia e costumi diversi, all’orizzonte non ci può essere che violenza e distruzione». Parola di Gennaro Tesone, fondatore degli Almamegretta, band che negli ultimi 15 anni ha contribuito in modo decisivo al rinnovamento della musica italiana. Il gruppo napoletano esce in questi giorni con “Vulgus”, il nuovo cd.
A cosa fa riferimento “Vulgus”, il titolo dell'album?
- Alla cultura popolare e di strada di cui è intriso. In più di un brano il testo è il risultato di un montaggio dei discorsi, delle frasi che echeggiano per le strade della nostra città. Quindi Vulgus inteso come popolo, volgo.
Cosa dicono oggi le strade di Napoli, della vostra città?
- In giro c’è grande malcontento, la città sta vivendo uno dei suoi periodi più difficili. C’è molta sfiducia e distanza nei confronti delle istituzioni e dei politici. Il tessuto pornmobilesociale è sfilacciato e privo di orientamento. È da lungo tempo ormai che Napoli vive ciclicamente momenti di buio che ricacciano indietro qualsiasi tentativo di cambiamento.
In uno dei brani del cd con voi torna a cantare Raiz: è possibile immaginare un suo ritorno nel gruppo?
- Il progetto Almamegretta è come non mai un collettivo che si avvale di molte collaborazioni. C’è sempre la possibilità per chiunque ne faccia parte di percorrere altre strade, compresa quella solista, ma le porte rimangono sempre aperte. E questo vale in maniera ancora maggiore per Raiz, che tanto ha dato al progetto Alma.
Siete nati agli inizi degli anni '90 in un periodo di grande fermento: la scena musicale italiana oggi è viva e vivace come allora?
- Non mi sembra che la situazione che viviamo adesso sia paragonabile al fermento di allora. Un po’ di vivacità c’è nell’area rap/hip-hop. Qui a Napoli ci sono diverse realtà molto toste che sanno ben esprimere la realtà che vivono interpretando il rap nella sua migliore e originaria accezione.
Stefano Milioni