Gli Alma in versione "collettivo", tra dub, folk ed elettronica
Due anni fa, in occasione dell'uscita di Dubfellas, intervistai Gennaro T, unico membro fondatore degli Almamegretta ancora attivo all'interno del gruppo; le risposte che mi diede difendevano una nuova concezione della band partenopea fondata sull'essere un collettivo aperto alle collaborazioni, ma avevano un retrogusto di strada perduta, di un non sapere cosa fare per tenere in vita una band che ha segnato la storia degli anni 90, capitolando poi sotto la scure del destino. Il loro Sciuoglie 'e cane era pessimo, Dubfellas interessante ma di transito, in questo Vulgus ritroviamo un senso Almamegretta che da anni non percepivamo.
Quattordici tracce per un'ora abbondante di musica in cui, realmente, i musicisti si passano la staffetta per dar vita a un'opera varia ma compatta, dove il buon dub è presente - anche se non porta più il marchio avanguardistico di D.Rad - e ben miscelato con la tradizione folk e con una spolverata di elettronica. Ascoltate Just Say Who, Mo basta e What Have You Done, graziosi pezzi di musica liquida, e lasciatevi ammaliare da Black Wave, brano di respiro internazionale su cui si muove magistralmente la voce di Zaira. E se poi sentite nostalgia dei vecchi Alma c'è una valida Guarda annanz' a cui Raiz presta penna e voce.
Elisa Orlandotti