Alias Intervista

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Si chiama "Vulgus" e ospita nomi come Raiz e Lanzetta.

Un disco che parla la lingua della strada privilegiando rap, contaminazioni e chiaroscuri elettronici


Almamegretta, le onde del dub mediterraneo di Flaviano De Luca


I migranti del dub tornano all'attacco. La dea fenicia Tanit smanetta con Pro-Tools.

Gli ipnotici ritornelli trascolorano e tutti gli amici di un tempo vengono a festeggiare.
Da qualche giorno è in circolazione Vulgus, il nuovo disco degli Almamegretta, la band che ha sempre
puntato fortissimo sulla contaminazione di culture e sonorità, «i figli di Annibale» innamorati di reggae,
funk e dialetto napoletano.
Dentro l'album, copertina coi disegni di Mimmo Paladino che richiamano gli ex voto, c'è il linguaggio
della strada odierno, un cut up di problemi spiccioli e filosofia di quartiere, grandi discorsi e tematiche
odierne, farcito di tiritere, echi scuri, filamenti sintetici, paesaggi avvolgenti. La tracklist contiene tredici
brani (più un remix) a cui hanno prestato la voce sei ospiti differenti, per lingua, stile, sensibilità e interpretazione.

In High and Dry e Che 'a Fa' c'è Julie Higgins, già a fianco della band ai tempi di Lingo, Guarda Annanz' è un colpo al cuore dei nostalgici col ritorno di Raiz, Just Say Who ospita il cantante giamaicano orace Andy. E Da Piccolo
Fanciullo Incominciai è uno stornello interpretato magistralmente da Piero Brega, Bum Bum è scritta e declamata da Peppe Lanzetta e Shangri La è il dolce omaggio che Napo, amico londinese della band, fa alla memoria dell'indimenticato Stefano "D.Rad" Facchielli, il manipolatore dei suoni, scomparso in un incidente stradale qualche anno
fa mentre le due voci femminili, Zaira e Marina Mulopulos (davvero un'eccezionale Janis Joplin mediterranea
nella cover di Mo Basta di Pino Daniele, rifatta in soul style), si alternano con Lucariello, più concentrato sul rap.

Abbiamo chiesto qualche delucidazione al telefono a Gennaro T, il batterista e unico superstite della
formazione originale, anche se, in questo nuovo cd, c'è il ritorno a tempo pieno di Paolo Polcari, il tastierista
trasferitosi a Londra per un po'.


"Questo nuovo album è il frutto di questi concerti tive fatti insieme per tutta l'estate. Abbiamo acquistato
grande omogeneità anche se gli Almamegretta sono, da sempre, unollettivo aperto, una comunità di
spiriti liberi e non una band con ruoli tradizionali e fissi. Così abbiamo preferito affidare le linee vocali
a diversi cantanti, ognuno per una motivazione importante. Così Peppe Lanzetta appare per la prima volta
al microfono in Bum Bum; ci ha dato questo testo ma noi l'abbiamo convinto a declamarlo in proprio, a
interpretarlo con la sua grinta abituale.
È una collaborazione naturale, anche perché i suoi temi, l'attenzione alle periferie delle grandi metropoli, sono i nostri, da sempre".


Ci sono tante istanze diverse nell'album, ad esempio il problema dell'identità e dell'immigrazione.
Lucariello canta "Nun tengo faccia/nun tengo nomme/Song sule/chello ca songhe"...

Abbiamo cominciato, alla fine degli anni '80, con un assetto molto diverso poi ci siamo maggiormente
focalizzati sru dub. Già allora i nostri discorsi sullo scontro/incontro di culture, sul meticciato, sulla grande
lezione africana, era molto avanti rispetto ai tempi. Dal punto di vista produttivo, spesso abbiamo inviato
più basi dello stesso brano, ai nostri ospiti, ad esempio a Horace Andy, vocalist dei Massive Attack.
Lui ha preso una vecchia canzone reggae, presente sul cd Skylarking mettendoci effetti e basi diverse,
poi abbiamo fatto degli aggiustamenti, tagliando e cucendo in post-produzione.


Un brano abbastanza insolito. Un po'lontano dai vostri schemi, è quello cantato da Piero
Brega...

Ai tempi di Sanacore, avevamo fatto un tour con la maggioranza dei Carnascialia, c'erano Pasquale Minieri,
Giorgio Vivaldi e Piero Brega.
Questo brano era presente nel secondo lp del Canzoniere del lazio, un canto raccolto da Alessandro
Portelli nell'alto Lazio. Brega ha mandato la sua versione, la base cantata, che abbiamo adattato alla
sua scansione ritmica. Abbiamo guardato a quelli che prima di noi hanno lavorato alla canzone popolare
e alla tradizione folk, da un lato va ricordato il Canzoniere del Lazio dall'altro lato gli Area, fulgidi, fondamentali purtropppo dimenticati, offuscati dalla musicaccia degli anni Ottanta.


Altra storia, questo terribile lettronico "Pompei Day"...

L'atmosfera lugubre di Pompei Day, questo senso minaccioso e catastrofico
sopra di noi, una catastrofe imminente e non possiamo fare nulla... naturalmente parla di oggi,
non è una forza naturale che ci annienta ma noi stessi protagonisti incapaci di fronteggiare una crisi come
quella della spazzatura che ha messo in ginocchio un'intera regione.
Il ritorno di quella visione negativa che si respirava in città nei giorni del post-terremoto, come se tutti
noi fossimo sospesi, in attesa, in balia di forze oscure e ineluttabili, quasi una tragedia biblica.


Quest'estate, a luglio, ci sarà il grande concerto di reunion con i Massive Attack al Neapolis
Rock e voi sarete rafforzati dalla presenza di Raiz...


C'è un rapporto antico e molto buono con la comunità musicale londinese.
Ad esempio lì si è trasferito Ashtech, il bassista che aveva lavorato con noi sia in 4/4 che in lmaginaria,
ma possiamo contare sull'aiuto di Gaudi, il produttore e deejay d'origine italiana, che ci ha
messo a disposizione il suo studio di registrazione. E con i Massive abbiamo collaborato sin dai tempi di
Karmacoma.


Ultimo aggiornamento ( Martedì 28 Luglio 2020 11:58 )